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Cardinale: “Napoli, quel 3-1 con i 10 piani di morbidezza…”

Durante il convegno dedicato al libro “La Salernitana prima dei cento anni! è intervenuto anche l’ex difensore Roberto Cardinale, calciatore che a Salerno ha scritto pagine importantissime di storia e che si è sempre contraddistinto per la sua grandissima professionalità e per un attaccamento alla maglia fuori dal comune. Tanti i momenti salienti del suo percorso in granata: dai derby contro il “suo” Napoli ai gol contro Perugia e Taranto che garantirono punti pesanti in ottica promozione passando per un miracoloso salvataggio sulla linea a Reggio Calabria, l’esultanza sotto la Sud dopo il 2-0 decisivo con il Pescara e l’addio tra polemiche e rimpianti risalente all’era Lombardi. La carriera, però, è iniziata in un afoso pomeriggio del settembre 1999, quando la Salernitana di Cadregari ospitava la Pistoiese di Agostinelli, quell’allenatore che ritroverà nel 2007 e che alla lunga lo preferirà al collega Troise. Ad inizio ripresa, a causa dell’infortunio di un compagno, il tecnico gli disse di andare a scaldarsi e lo gettò nella mischia con coraggio, ma grande convinzione. Il primo pallone toccato fece tremare i 15mila dell’Arechi: “stecca” clamorosa e paura si potesse trattare di un giovane non pronto per quel palcoscenico. Da quel momento in poi, però, non sbagliò più un intervento e risultò per distacco tra i migliori in campo in assoluto. Cardinale, intercettato dalla nostra redazione a margine della manifestazione, non ha dimenticato quel pomeriggio così particolare, con la Salernitana che vinse la sua prima partita dopo i ko di Verona e Brescia e l’1-1 contro il Cesena: “Ricordo ancora l’esordio contro la Pistoiese nel lontano 1999. E’ vero, non iniziai benissimo:rimessa laterale per noi, retropassaggio di Di Jorio e mio errore abbastanza grossolano. Sinceramente ero ancora molto emozionato e mi colse impreparato. Rotto il ghiaccio, però, disputai una buona partita. Ero un ragazzino che si era trovato in un gruppo composto da calciatori più grandi di me anche di 6-7 anni, qualcuno poteva essere mio padre: era un onore, ma anche una grande responsabilità. Fu l’inizio di un percorso indimenticabile che mi ha cambiato profondamente come calciatore, ma soprattutto come uomo. Dal settore giovanile mi ritrovai a 18 anni a scendere in campo al San Paolo davanti a sessantamila spettatori”.

Proprio i derby rappresentano momenti che resteranno indelebili nella storia di Cardinale e della città di Salerno: “All’Arechi vincemmo 3-1 contro il Napoli, ci fu una coreografia spettacolare con i 10 piani di morbidezza. In panchina avevamo Zeman, è stata una di quelle gare in cui lo stadio faceva tremare le gambe anche a noi che indossavamo la maglia granata. Come dico sempre il pubblico di Salerno è davvero il dodicesimo uomo, la gente è malata di Salernitana e aspettava ore ed ore all’esterno dei cancelli mentre facevamo allenamento pur di prendere un pantaloncino o una canottiera. Tornando all’amarcord, quello fu uno dei tanti derby giocati contro gli azzurri, match che mi hanno formato tantissimo perchè sono quei classici appuntamenti nei quali ti assumi responsabilità importanti: la città la vive in modo particolare e vincere ti fa entrare nella storia. Ho ben impressa nella memoria la corsa di Bellotto dalla curva Nord alla Sud, in un Arechi praticamente esploso di gioia. Devo dire, però, che tutte le gare giocate con quella maglia hanno un sapore speciale e Salerno sarà sempre nel mio cuore”.

Intervista di Alfonso Pierro, articolo a cura di Gaetano Ferraiuolo

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