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LA VITA COME ‘IL PIACERE’ D’ANNUNZIANO: “ECCO COME ADESCAVAMO I CALCIATORI”

Incontriamo tre amiche, di vecchia data e, sapendo che avevano avuto un passato di divertimento e di passione con atleti di varie discipline sportive cerchiamo di indagare e farle “sbottonare” il più possibile. Ovvio che l’argomento incuriosisce, abbiamo sempre sentito parlare della facilità di “occasioni” che gli atleti riescono ad avere durante la loro carriera, ma non avevamo mai saputo e capito la ragione che spinge le donne ad approcciare con gli atleti.
Avevamo pensato alla bellezza e alla prestanza fisica come prima opzione, ma invece, le tre amiche, Laura, Simona e Michela (sono i nomi di fantasia che loro stesse usavano con gli atleti quando riuscivano ad agganciarli) ci hanno dato una lettura diversa e, possiamo dire, aggiuntiva a quelle che sono le credenze stereotipate.

Perché nomi di fantasia?

“Era un modo per non farci scoprire, ci dice Laura, era come se fosse una nostra seconda identità, quella segreta”.

Ma come mai puntavate a calciatori e ad atleti professionisti?

Michela: “Il motivo principale era basato sulla loro integrità fisica e morale. Morale intesa nel senso che proprio per la loro professione si tenevano lontano da droghe o da situazioni strane che a noi non piacevano. In quel periodo era facile trovare amici e conoscenti che facevano uso di stupefacenti e a noi, ad essere sincere, piaceva restarne lontane. Veniva considerata anche la questione di igiene. I ragazzi che si allenano costantemente, oltre a lavarsi spesso, hanno anche una notevole cura del loro corpo”.
Interviene Laura: “A volte sono così curati che sono anche del tutto depilati, loro dicevano che era perché spesso fanno ricorso a massaggi e all’uso di canfora, ma a dire il vero a me l’uomo troppo depilato non piaceva molto”.

Ci saranno anche altre motivazioni?

Michela: “Di solito i ragazzi che vivono fuori dalla loro città e famiglia sono sempre più maturi e questo si notava. La differenza tra i coetanei, nostri amici, era notevole. A loro vantaggio avevano, in modo assoluto, la mancanza di vincoli familiari ossessivi”.
Laura: “E diciamola tutta. Non ci impegnavano nemmeno tanto a livello mentale. Gli argomenti con loro erano sempre standard, sempre le stesse cose”.

Immagino, a questo punto, che avevate anche una vita parallela?

Laura: Quando uscivamo non usavamo mai la nostra auto. Era sempre di nostro padre, un amico o un conoscente. Questa era una condizione importante per vivere serene la nostra vita reale. Se, e quando capitava, una di noi aveva un fidanzato, noi ci organizzavamo anche in orari assurdi. Infatti, è capitato, che dopo essere uscite con i nostri partener, dopo e a tarda notte, ci incontravamo di nuovo tra di noi per raggiungere le nostre conquiste segrete. Altro vantaggio e che gli atleti di solito dal venerdì alla domenica sono impegnati e noi avevamo la possibilità di andare in discoteca con gli amici o fidanzati”.

Ma come facevate a incontrarli e a conoscerli con tanta facilità?

Simona: Una nostra tattica era quella di seguirli. Puntavamo due o tre di loro e a fine allenamento li pedinavamo. Stesso bar, stesso ristorante e via. Noi ci facevamo trovare in quel luogo e poi…usavamo il nostro fascino”.
Michela: “Altra tattica era quella di farci accompagnare nello spogliatoio dai vari capi ultrà di turno con la scusa di volerci far dare una maglietta per ricordo e poi appuntamento per la serata, quando ci era possibile, nella discoteca che loro ci indicavano”.
Laura: “Ma l’approccio più estroso fu quando, in una sfera trasparente, di quelle che racchiudono giochi-sorpresa, mettemmo dei bigliettini coi nostri numeri di telefono. Con la macchina passammo davanti a loro, la lanciammo e, il portiere titolare di quella squadra, fece un grosso intervento d’istinto bloccandola a volo!”.

E non avete mai litigato tra di voi?

In coro: “Assolutamente no! Solo una volta ci contendevamo un calciatore in due, ma dopo una scaramuccia iniziale il tutto è finito in una grassa risata!”.

Questa vostra ricerca era indirizzata anche ad uomini sposati?

In coro: “No! Noi ai tempi eravamo poco più che maggiorenni e la nostra ricerca era limitata a ragazzi più o meno della nostra età”.
Laura: “Poteva capitare il giocatore fidanzato, ma la lontananza faceva si che non si tirassero indietro, anzi possiamo dire che non abbiamo mai fallito un obiettivo”.
COLPODITACCO

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alfonso.pierro@libero.it

“A volte un vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato” 
(Nelson Mandela).