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MARIA FUSCO: “VI RACCONTO LE EMOZIONI DEL PRIMO SCUDETTO VINTO A SALERNO”

“È stato bello cucire lo scudetto sulla maglia ma ancor di più è stato conoscere e condividere esperienze, gioie e dolori, dentro e fuori dal campo, con ogni mia compagna di squadra, allenatori e dirigenti dal 1985 al 2005. Tutti, nessuno escluso, perché ognuno è stato fondamentale per la conquista dello scudetto”.
Così Maria Fusco, una delle protagoniste di quell’annata memorabile racconta la sua emozione e la sua storia.

MAGLIA PELPLAST SALERNO CON IL PRIMO SCUDETTO

MAGLIA PELPLAST SALERNO CON IL PRIMO SCUDETTO


Riavvolgiamo il nastro e partiamo dalla delusione dell’anno precedente: “Per noi quel campionato doveva rappresentare il riscatto della sconfitta di Sassari. Niente scudetto. Era vietato sbagliare e ci preparammo il giusto piglio”.
Al primo scontro importate la squadra risponde alla grande: “Vincemmo la Super Coppa battendo Sassari”. Era una amara consolazione, ma bisognava pensare al futuro.
In campionato qualche ingranaggio si blocca: “Ben presto arriva la prima sconfitta col Dossobuono. Poi si parte per la Russia. Dovevamo disputare una competizione Internazionale”.
MARIA FUSCO CON VESNA BENKOVIC IN RUSSIA

MARIA FUSCO CON VESNA BENKOVIC IN RUSSIA


Vuoi la stanchezza, vuoi un approccio non proprio all’altezza di una grande squadra arriva, come ci racconta Maria Fusco, una sconfitta inattesa: “Dovevamo affrontare il fanalino di Coda Siracusa. Partita sulla carta abbordabile. La perdemmo miseramente”.
Una batosta psicologica non da poco ma da lì “seguirono momenti difficili e duri allenamenti, ma lo spirito di sacrificio e l’unione del gruppo ci faceva pensare ad un unico obiettivo: lo scudetto”.
HANDBALL SALERNO - SQUADRA COMPATTA
I risultati cominciarono ad arrivare: “Ad un certo punto eravamo seconde dietro Sassari. La macchina si era rodata e lo si vide quando si arriva alla Coppa Italia senza perdere una partita”.
In realtà non ne perderanno più: “La Coppa Italia la vincemmo contro Enna, ma il nostro pensiero si rivolse subito al campionato”.
Arriva il giorno dello scontro diretto a Sassari: “La nostra bestia nera! Giocavamo nel palazzetto che ci aveva visti sconfitti l’anno precedente. Solo una sana follia poteva farci superare quel tabù”.
Vittoria fu: “Non potrò mai dimenticare la felicità di tutti in particolare del D.S. Lino Loria (attuale presidente della FIGH) che dopo la partita continuava a cantare un ritornello di una canzone di Caparezza ‘Fuori dal tunnel’ contagiando tutte noi. In effetti era proprio così: eravamo pronte a coronare il nostro sogno”.
La luce cominciava a vedersi, il tunnel era stato percorso quasi del tutto, ma ora bisognava giocare i play off.
“La semifinale la giocammo contro Altamura”, ci racconta Maria Fusco, “partita equilibrata. Vincemmo tutte e due le partite di un solo gol”.
Arriva la finale. Sassari, lo spauracchio non è presente. Ci sarà il Dossobuono che aveva vinto in campionato all’andata. Ma, l’eventuale bella è a Salerno.
“La gara di andata, giocata in un palazzetto gremito, ci fece respirare aria di vittoria. La partita finì 28 a 24. Il super tifo ci aveva spinto a disputare una gara eccezionale”.
Si parte per Verona. Gara di ritorno: “Con noi avevamo un centinaio di tifosi al seguito. La società ci fece soggiornare in un Albergo bellissimo al centro di Verona”.
Ma la paura era dietro l’angolo che attendeva. Le scaramanzie cominciarono a prendere forma: “La prima tappa fu il palazzo di Giulietta. Dovevamo toccare, tutte, il seno della statua di Giulietta. Dicevano che portasse bene. Lo speravamo anche noi!”.
La sua scaramanzia personale però ha anche un’altra motivazione: “All’interno della scarpa destra ho giocato tutta la stagione con un corno portafortuna cucito dentro. Era il mio amuleto contro gli infortuni”.
Arriva l’ora della partita attesa un’intera stagione. Gara 2. La finale che può valere lo scudetto: “Eravamo in piena forma. Ci accorgemmo subito che eravamo tutte sul pezzo. Gara subito in discesa. Il punteggio finale ci vide superare Dossobuono per 29 a 23. Salerno era campione d’Italia. Era il primo scudetto cittadino”.
Maria Fusco però ha un desiderio quello di dire a tutti: “Quel successo è da condividere soprattutto con quelle compagne di squadra che pur sapendo di giocare poco si sono impegnate al massimo senza mai mollare”. Questa è stata la forza di quel gruppo, quello splendido gruppo.

Foto: archivio Maria Fusco

alfonso.pierro@libero.it

“A volte un vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato” 
(Nelson Mandela).