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MIMMO VISCIDO: “QUANDO PARTECIPAI AD UNA GARA CONTRO I RECLUSI FUI TOCCATO DALL’ESPERIENZA E….”

Non molto tempo fa, partecipando ad una manifestazione, vidi premiare un ex calciatore, oggi allenatore, Paolo Stringara, per aver allenato una squadra di detenuti. Un evento che ha sicuramente toccato il cuore degli organizzatori e di chi, a suo tempo, aveva scovato la notizia e pubblicata (Gianluca Di Marzio).
La cosa mi aveva incuriosito e, come per incanto, mi ritrovo a parlare con un certo Mimmo Viscido, un allenatore che definisco una mosca bianca del panorama calcistico giovanile salernitano, ed ecco che tra una cosa ed un’altra capisco che anche lui, da anni, allena, “in silenzio”, i detenuti di una casa circondariale (al momento ha preferito tenerla segreta). Tutto è nato per caso: “Una decina di anni fa partecipai ad una partita nella casa circondariale, una mista assessori e calciatori della Salernitana contro la squadra dei ragazzi detenuti. Fu un momento che mi tocco’ molto, rimasi impressionato. Non vi era un’aria proprio di festa, ma una sensazione di tensione, forse era solo una mia sensazione. Allora mi venne già in mente che una squadra vera poteva nascere tra quei ragazzi, non proprio come i più fortunati che giocano a calcio in squadre importanti, ma creare lo spirito di un gruppo, disciplinato, unito, rispettoso delle regole e che potesse avere entusiasmo. Insomma con la scusa del pallone dare un senso a quel tempo passato sul campo de calcio. Ho sempre avuto l’idea che lo sport sia un mezzo per inculcare valori senza che te ne accorgi, senza fare sacrifici per accettare un modo di comportarsi”.
L’idea matura, anzi possiamo dire che il germe ha lavorato costantemente fino a quando: “Così un paio di mesi fa Stefania Chiaese a nome del CONI di salerno mi chiama e mi propone di seguire i ragazzi scelti per formare il gruppo del calcio della casa circondariale, in forma gratuita, ovvio”.
E senza pensarci più di tanto: “Io ho detto si, pur avendo tanti impegni, mi sono reso disponibile. Così il primo incontro con 13 ragazzi, quelli già sottoposti a visita medica, in aula, tra tattica e conoscenza è subito nato un feeling inaspettato”.
E sul campo: “Si impegnano negli allenamenti, aspettano il mercoledì con ansia positiva, mi chiedono se è possibile avere il minimo indispensabile per scendere in campo, hanno entusiasmo, hanno voglia, amano vivere la vita non meno di quelli che sono in piena libertà”.
E poi arrivano le divise (nella foto di copertina), hanno un signor allenatore e….. il resto lo racconteremo alla prossima puntata!

alfonso.pierro@libero.it

“A volte un vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato” 
(Nelson Mandela).