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Ad Olympia Extreme (Radio24) i fratelli-jet Origone…più veloci della luce

Continua l’emozionante viaggio di Olympia Extreme tra gli sport estremi, tra avventure mozzafiato, fondali marini e ascese verso il cielo. Dopo la ‘sirena’ Ilaria Molinari, lo speleo-sub Giulio Venditti e lo sci-alpinista Damiano Lenzi, ospiti della quarta puntata del programma in onda su Radio24 sono i fratelli valdostani Simone ed Ivan Origone, veri e propri uomini-jet dello sport mondiale. “Da zero a oltre 250 km orari in una ventina di secondi, per un kilometro intero sulla neve, rannicchiati su un paio di sci e stretti in una tuta più simile a quella di un astronauta che a quella di un alieno, che a quella di uno sciatore…Follia per i comuni mortali; quotidianità, invece, per i due fratelli Origone”, così la presentazione di Dario Ricci, conduttore della trasmissione insieme a Daniele Nardi, alpinista ed esploratore. Dominatori mondiali della specialità del kilometro lanciato, i due fratelli-jet ogni anno si contendono, praticamente in famiglia, coppe del mondo, titoli iridati e e record mondiali. Simone, il maggiore dei due, classe 1979, ha fatto da apripista, iniziando prima con lo sci alpino e poi passando alla disciplina del km lanciato. Ivan, classe 1987, detiene attualmente il primato mondiale: il 26 marzo 2016 ha raggiunto la velocità impressionante di 254,9 km/h: “E’ stato Simone ad avviarmi a questa disciplina, quando si è piccoli si cerca sempre di emulare e poi superare il fratello maggiore. Ho iniziato come un gioco,  per divertimento, più che altro per la curiosità di conoscere posti e luoghi nuovi. Con il tempo le cose sono andate bene, e abbiamo iniziato a competere e a superarci a vicenda. Non è facile gestire le gare sapendo che il principale rivale è tuo fratello. L’importante è che il record rimanga in famiglia”. Anche Daniele Nardi sa sciare bene, anche se, ammette: “soffro la velocità altissima. Tant’è vero che l’amico Simone (Origone, ndr), un po’ di tempo fa mi ha portato su Champoluc a provare a scendere e nonostante mi abbia fatto i complimenti facevo fatica a stargli dietro e da lì ho capito quanto è importante avere una tecnica perfetta per essere veloci”. Nei video delle discese lanciate si vedono anche tante cadute. Ecco la riflessione di Ivan: “Le cadute sono spettacolari, quando cadi ad alta velocità, vai giù per tanti metri, ruzzoli giù per diverso tempo. Può capitare quando si esagera un po’, bisogna avere cura di tanti particolari. A quelle velocità abbiamo la consapevolezza che un minimo errore può portare pesanti conseguenze. Nelle cadute l’importante è avere delle vie di fuga per non impattare con il corpo. Ovviamente la fregatura della tuta sulla neve, a quella velocità, comporta un po’ di bruciature alla pelle, al corpo, abbastanza dolorose. Diciamo che si può cadere anche ad alta velocità senza subire fratture”.

Simone è anche un’eccellente guida alpina e durante la spedizione sul K2 ha avuto modo di conoscere Daniele Nardi: “Daniele l’ho conosciuto proprio lì, al campo base. Una bella amicizia e tante risate. Era l’anno 2014. Prima di quella spedizione sono stato contattato da Agostino Da Polenza (noto alpinista e organizzatore della spedizione, ndr) una decina di giorni prima dell’inizio della spedizione perché un componente aveva rinunciato. Sono andato lì senza essermi allenato, non so se è un record. Ovviamente all’inizio c’era un po’ di paura, poi pian piano ho preso coraggio. Non sono riuscito ad arrivare fino in vetta perché ho avuto dei piccoli problemi che, con un po’ più di esperienza avrei potuto gestire meglio. Peccato, ma resta il fatto che è stata un’esperienza indimenticabile, unica. Mi piacerebbe ritornarci”. In quell’occasione, al rientro al campo base, si verificò un episodio che Daniele Nardi con grande ammirazione verso Simone: “In quella spedizione il mio compito era stare al campo 4, intorno agli 8 mila metri, per fare le riprese. Quando Simone è rientrato al campo, abbiamo visto uno scarpone che fuorisciva dalla tenda. Ci siamo avvicinati e abbiamo visto una guida pakistana che stava male. Il ragazzo non voleva alzarsi, voleva dormire, sapevamo che quel sonno lo avrebbe portato alla morte. Allora Simone, nonostante l’amarezza per non aver raggiunto la vetta, da abile guida alpina quale è lo ha convinto ad alzarsi e lo ha portato giù. Non c’è migliore vittoria nella vita e nello sport che salvare la vita di una persona”.

Fonte foto Internet

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