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ALL’ACCADEMIA TENNIS OLISTICO LE DISABILITA’ FISICHE O PSICHICHE VENGONO CURATE. LA STORIA

All’Accademia Tennis Olistico le disabilità fisiche o psichiche vengono accolte e curate. Oggi più che mai assistiamo al lancio dell’InTennis, dove gli Abili potranno giocare insieme ai DisAbili per poter favorire momenti di gioiosa crescita! Un Tennis Integrato per favorire la risocializzazione e l’inclusione. Bambini e adulti di qualsiasi livello tecnico potranno partecipare gratuitamente alle lezioni di tennis insieme ai loro amici DisAbili. Il volontariato aiuta l’Abile a confrontarsi con realtà psico-fisiche difficili e a dare un valore alla propria vita vincendo noia e superficiale lamento. Dall’altra parte il DisAbile attiva la voglia di confronto e miglioramento potendo “copiare” soluzioni tecnico-tattiche non previste. Ma soprattutto il grande valore umano di fronte alla risoluzione del “diverso”. Ognuno di noi ha dentro un “diverso” da accogliere e ascoltare.

Tennis Olistico: “Per l’essere umano percepirsi, sentirsi, ed essere efficace, avere la consapevolezza di poter dare un senso agli eventi, considerare gli insuccessi come momento di apprendimento, sono parte di una condizione psicologica ben specifica. Tale condizione, però, non è scontata, ma rappresenta un cammino che favorisce la speranza nel proprio futuro. Lo sport integrato è un processo progressivo di adattamento, all’aumentare dell’interazione sociale aumenta il potere individuale. Lo sport è un insegnamento di valori positivi, è salute, condivisione, e tanto tanto altro. Il disabile convive con pesanti modificazioni della propriocezione, della esterocezione, delle sensazioni relative al dolore/piacere; alcuni piaceri gli sono preclusi, alcuni dolori diventano abituali o comunque più frequenti della norma e alcune sensazioni muscolari/psichiche sono assenti dalla nascita o sono improvvisamente sparite. Il quadro affettivo legato alla propria immagine psichica risente anche del giudizio degli altri. Nell’affrontare un contesto sociale c’è dunque una inibizione determinata dalla coscienza di disporre di un corpo/mente “imperfetto”. Queste sono le premesse fondamentali dinnanzi alle quali si trovano sia il disabile che vuole intraprendere l’attività sportiva, sia il tecnico che insieme a lui deve affrontare un percorso complesso e a volte difficile. Ecco perché l’inserimento di atleti normodotati crea una sinergia determinante all’evoluzione del gruppo.

Si fonda tutto sull’integrazione e risocializzazione di questi atleti e come ciò potrebbe modificare il proprio livello di accettazione e felicità. Si tratta, dunque, di capire se gli atleti con disabilità perdono il loro “potere” oppure riescono, attraverso l’integrazione, a diventare atleti qualificati, ma soprattutto essere umani accettati, inclusi e mai e poi mai separati, divisi. Un aspetto importante consiste nel saper fronteggiare sia gli aspetti tecnici della disciplina, sia le dinamiche che si sviluppano nella relazione. In base a quanto espresso finora si può comprendere come il disabile rappresenti una sfida ancor più ardua per l’educatore che si trova a lavorare con lui. Infatti, nel caso della disabilità fisica si assiste ad una compromissione del piano corporeo/motorio e, conseguentemente, di quello emotivo, invece nel caso della disabilità mentale la compromissione investe anche il piano cognitivo. Ciò comporta una grande difficoltà, a seconda del grado di disabilità, rispetto alla capacità di percepire e pensare di se stessi e degli altri; elaborare i propri ed altrui stati emotivi; saper contenere i propri stati emotivi; comunicare con il mondo esterno; essere attenti; saper apprendere e memorizzare; essere motivati.

La pratica sportiva produce uno stato di soddisfazione generale, favorisce la disciplina e l’allenamento che, di conseguenza, portano al contenimento degli stati emotivi incrementando la capacità di autocontrollo, in modo da avere la possibilità di aumentare la propria autonomia. La funzione socio – educativa dell’attività motoria integrata, parliamo nel nostro caso di InTennis, aiuta l’individuo a sviluppare al massimo le sue potenzialità, evidenziando ciò che egli è già in grado di fare. L’individuo disabile, dunque, prima conoscerà se stesso, il suo corpo, in seguito sperimenterà la motricità altrui, imparando ad osservarla, interpretarla e riconoscendone il suo valore espressivo. Lo sport capovolge la situazione in cui si trova il disabile, egli si troverà ad aumentare le proprie attività, ampliando il proprio volume di azione e allargando gli orizzonti psico-fisici.

Concludendo, si può constatare come il disabile, spesso per i suoi deficit cognitivi, presenti una difficoltà nell’elaborazione mentale dell’azione da compiere che a volte risulta rigida e poco adattiva. Sarà premura dell’educatore e degli atleti “più fortunati” fare in modo di riuscire ad evidenziare le potenzialità dell’atleta, mettendolo nelle condizioni più favorevoli per “vincere”.

alfonso.pierro@libero.it

“A volte un vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato” 
(Nelson Mandela).