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ANDREA IVAN: “ALL’ESORDIO IN A HO PARATO UN RIGORE A CRESPO. ORA LASCIO PERCHE’ IL SISTEMA CALCIO E’ SBAGLIATO”

“Ricordo benissimo il mio esordio in A. E’ ben stampato in mente da vent’anni”. E’ Andrea Ivan (portiere di Salernitana, Livorno e Fiorentina tra le squadre dove ha militato) a parlare con la redazione del “Il Bello dello Sport” dopo che si è detto tanto sul suo voler abbandonare il calcio perché, a suo dire, il sistema nei dilettanti non funziona come dovrebbe.
Ma ripercorriamo velocemente la sua carriera soffermandoci sul suo esordio in A nella stagione 1998 – 1999 quando a Salerno era di scena il Parma di Buffon, Crespo e Cannavaro, giusto per citare qualche nome di quella favolosa squadra: “Al di la della mia soddisfazione personale di esordire in serie A devo dire che quella partita, da un punto di vista personale, fu quasi perfetta. Avevo di fronte il numero 1 della Nazionale che ancora adesso è il migliore al mondo, e quella gara era diretta da un certo Collina che fischiò un rigore contro i granata sotto la curva sud”.
Cosa successe?
“Parai il rigore a Crespo. Ma al di là mio gesto fisico devo molto a Gigi Genovese che per me è stato come un fratello maggiore. La sera prima della partita ci mettemmo insieme a studiare come calciava i rigori l’argentino per cui sapevo già come poteva calciarlo in quella circostanza”.
Gigi Genovese è ancora il preparatore dei portieri della Salernitana: “E’ una persona vera con la quale ci potevi parlare bene. Ripeto, non potendo essere un padre “calcistico” (per via della non troppa differenza di età) lo ritengo un fratello maggiore”.
Il calcio ci da sempre gioie e dolori, soddisfazioni o delusioni le tue quali sono state?
“Gioie tante partendo dall’esordio in A con la Salernitana, passando alla promozione col Livorno in serie B e alla rinascita della Fiorentina. Il dolore più grosso che ho vissuto è stato l’anno in cui, sempre col Livorno, perdemmo lo spareggio per la B contro il Como. Per fortuna ci siamo rifatti l’anno successivo e in un certo senso quel dolore è svanito”.
Ritorniamo all’attualità. Ora lasci il calcio, ma cosa è successo?
“Proprio perché il calcio mi ha dato tante soddisfazioni ora ho deciso di chiudere perché non mi piace cosa succede nel calcio dilettantistico. Il sistema non è quello giusto. Ho avuto due giornate di squalifica perché un direttore di gara ha scritto quella che è parso a lui sul referto e io non voglio che si pensi che sia uno che offenda gli arbitri”.
Chiudiamo con una curiosità. Hai qualche rito scaramantico che hai seguito negli anni?
“Assolutamente si! Sono vent’anni che faccio sempre le stesse cose come calzare sempre per prima la scarpa sinistra, il guanto sinistro e non è mancato mai il balzello quando entro in campo. Queste cose servono più per un fattore mentale perché ripetere con attenzione i gesti significa che sei concentrato e per cui puoi solo far bene durante la gara”.
Questa è la storia di un atleta che ha giocato per tanti anni tra i professionisti e che si sente defraudato dai soliti e ripetuti episodi “strani” che si vedono sui campi “minori”. Una soluzione?
Bisogna migliorare la qualità degli arbitri e, non come fattore secondario, far studiare ed insegnare il regolamento già nelle scuole calcio perché solo con la conoscenza e l’esperienza vissuta si potrà fare un piccolo, ma significativo, passo in avanti.
Perché no?
Mettere in condizione gli arbitri di vivere a stretto contatto con gli allenamenti delle squadre e, per esercitarsi, andare a dirigere il giovedì eventuali amichevoli dove poter spiegare il perché di certe decisioni. Potrebbe essere un modo di confrontarsi e di migliorare reciprocamente.

ANDREA IVAN

FOTO: FONTE PROFILO FACEBOOK ANDREA IVAN

alfonso.pierro@libero.it

“A volte un vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato” 
(Nelson Mandela).