Home / APPROFONDIMENTI  / Dalla Nazionale all’addio al calcio a soli 16 anni: Michele Antenori

Dalla Nazionale all’addio al calcio a soli 16 anni: Michele Antenori

Michele Antenori  ha giocato nella Roma e nel Bologna passando dalla Nazionale di categoria per poi decidere, a soli 16 anni, di lasciare il calcio.
Il suo addio lo ha voluto rendere pubblico sul suo profilo Istagram.
Frutto del calcio malato? (leggi articolo)
Fatto sta che, spesso, chi ha talento non riesce a vivere le enormi pressioni che, oggi, il calcio impone e, soprattutto, le grosse critiche, spesso di incompetenti e montate ad arte, per danneggiare qualche talento in favore di un proprio “assistito”.
Ma leggete quanto cosa ha scritto Michele, sono parole che fanno riflettere:

È finita. Sarebbe inutile spiegare come mi senta ora ma sono costretto a farlo perché molti di voi si chiedono il motivo di questa scelta. Avete presente quando vi sentite il più scarso, il più nullafacente, insomma quello che si sente sempre un po’ fuori luogo? Ecco così ho vissuto per quasi tre anni. Sono dell’idea che alla mia età si debba pensare prima a stare bene e poi al resto. Fare una cosa controvoglia non ha senso anche perché non porterà mai i suoi frutti. Chi mi è stato vicino in questi tre anni lo sa quanto io vivessi con l’ansia. La verità è che non sono mai stato bene e sono stato sempre più male per le critiche e per le cose che dicevano su di me.

Voi direte, ma che te ne frega, è normale che non tutti credano in te. Avete pienamente ragione forse, ma per come sono fatto io non è mai stato così. Quella pressione che ti senti addosso, ogni domenica che ti porta solo al giocare male e a non pensare ad altro che al fallimento. Mi sono sempre sentito il più scarso e questo viverlo molto distante da casa non fa affatto bene. Io non sono un tipo che non scherza o che sta sempre da solo, chi mi ha conosciuto lo sa bene. In quest’ultimo periodo non sono mai riuscito ad essere felice al 100%, mai a sentirmi bene. Preferivo rinchiudermi in camera da solo come ho sempre fatto e stare da solo con me stesso.

Non mi sentivo partecipe di nessun gruppo che si formasse ma non perché gli altri non mi volevano mi escludevano, ma perché tutto viene da un mio malessere che non passa più facendo due pianti in cameretta. Ho bisogno di stare bene e il calcio non mi fa stare bene, anzi mi sta rovinando trasformandomi nella persona che io non sono e non voglio essere. Mi dispiace di aver deluso molti forse con questa scelta, ma io non potevo sopportare il fatto che ogni domenica andata male mi dovessi sentire in colpa per chi credeva in me, non riuscivo più. Vi parla un ragazzo che non sta bene, perché la verità è questa, io non sono felice e per un ragazzo di 16 anni forse la felicità e il benessere contano più di tutto.

Non so se tornerò a giocare a questi livelli, tutto può essere, non prevedo il futuro, ma in questo momento il ragazzo che tutti conoscete, ha bisogno di stare bene, perché è ormai troppo tempo che non riesce a star bene. Non sono bravo a parlare, mi verrebbe subito da piangere perché non sono un ragazzo forte quindi ho preferito scriverlo qui, a chi interessasse quelle sono tutte le cose che penso e la motivazione per le quali ho preso questa scelta“.

alfonso.pierro@libero.it

“A volte un vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato” 
(Nelson Mandela).