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Dalle giovanili del Toro e dalla Serie C alla Nazionale Amputati: la storia di Pierre Gardino

‘Non importa quante volte cadi, ma quante volte cadi e ti rialzi’. Si può racchiudere in questa citazione di Vincent Lombardi la storia di Pierre Gardino, piemontese doc, attuale portiere della Nazionale Italiana Amputati che si è concesso ai nostri microfoni. “La mia vita è stata sempre legata al calcio. Ho fatto il settore giovanile del Torino, dove sono cresciuto con il ruolo di portiere. Nelle annate successive alla mia sono venuti fuori giocatori del calibro di Lentini, di cui sono amico, Venturin, Fuser”. Ha fatto una buona carriera tra i professionisti, giocando anche in Serie C con le maglie di Jesi, Andria e Montevarchi e riponendo nel cassetto i guanti da portiere all’età di 35 anni. Poi l’episodio che gli cambia la vita:”A 46 anni mi sono fatto male, ho perso il braccio a seguito di un incidente sul lavoro. Ero direttore in un’azienda da un anno e mezzo e mi piaceva darmi da fare. Ho fatto un intervento su un macchinario dove c’era un’avaria, peraltro era un intervento che avevo fatto spesso. Sono stato operato per circa 22 ore e mi hanno ricostruito tutto. Poi purtroppo ci sono state delle complicazioni e dopo cinque mesi d’ospedale sono uscito, ma avevo la mano insensibile fino al polso. I chirurghi che mi seguivano mi hanno suggerito di mettere una protesi, e così, dopo un anno dall’intervento, ho seguito il loro suggerimento”. Siamo nel mese di giugno dell’anno 2012. Pierre si chiude in sè, entra in crisi:”L’incidente mi ha segnato anche psicologicamente. Per un anno mi sono ritrovato seduto su un divano. I miei compagni, ancora oggi, mi prendono spesso in giro, ero in una fase di quasi depressione. Una brutta botta perchè pensavo che in quel momento la vita fosse finita per me. Uscivo di casa solo per andare a fare le medicazioni. Non avevo voglia di vedere nessuno, anche con i miei due figli avevo un rapporto distaccato. Stavo proprio male”.

La vita, però, concede spesso una seconda possibilità, una forma di riscatto. “Sono stato a Budrio per la protesi dove c’è il Comitato giochi paraolimpici. Mi hanno chiesto se avevo voglia di fare sport e mi hanno presentato una lista dei vari sport. Ovviamente a me interessava il calcio. All’epoca ancora non esisteva la nazionale amputati. La responsabile mi disse che a Torino, la città in cui vivevo e vivo tutt’ora, c’era l’unica squadra professionista disabili, che fa capo al Torino dove ho iniziato a giocare. Questo mi ha dato la possibilità di relazionarmi con gli altri in maniera più serena, di uscire da quella fase di chiusura e di riprendere a fare attività sportiva che avevo sempre fatto fino all’incidente. E poi da lì tutto è ripartito”.

E così arriva anche l’incontro con la Nazionale Amputati:”Mi trovavo a Modena per un torneo con il Torino e il direttore sportivo della Nazionale Amputati, che era la mamma di Francesco Missori (fondatore della nazionale amputati, ndr), mi ha chiesto di far parte della squadra. Ho subito accettato, e così, tre anni fa ho iniziato questa avventura. E da allora partecipo a tutti i ritiri e alle gare della nazionale”.

Con le ‘stampelle azzurre’ Pierre Gardino ha partecipato al torneo “Sei Nazioni” a Varsavia e ai recenti Europei in Turchia, dove ha giocato contro Francia e Irlanda, senza subire reti. Dopo il quinto posto ottenuto, la squadra ha ancora ampi margini di crescita:”Siamo un gruppo fantastico. Venendo da un certo ambiente sportivo ero un pò scettico anche sulle qualità tecniche del gruppo, ma con il passare del tempo mi sono ricreduto ed ora possiamo dire che siamo dei veri professionisti. Dopo l’Europeo la nazionale Amputati è entrata a far parte della Federazione e quindi ora le cose sono organizzate decisamente meglio. Abbiamo uno staff con equipe medica, nutrizionisti e professionisti che ci seguono da vicino. Insomma ci sono tutte le premesse affinchè il movimento cresca sempre di più”.

Il prossimo impegno ufficiale della Nazionale Amputati sarà il torneo “Sei Nazioni” a Varsavia, dal 6 al 9 settembre, tappa di avvicinamento ai Mondiali in Messico:”Attualmente Turchia e Polonia sono le più forti, il nostro movimento sta crescendo man mano, è un work in progress. Non conosciamo bene le squadre africane, fisicamente sono ben piazzati, magari tatticamente e tecnicamente non sono fortissimi. Noi ci stiamo allenando al massimo e abbiamo una rosa giovane e da qui al mondiale possiamo crescere ancora, perchè nei miei compagni di squadra vedo gli occhi della tigre. Abbiamo grosse ambizioni, spero almeno di arrivare tra le prime quattro. Non sarà facile, perchè un successo dipende da tanti fattori, a partire dal sorteggio e dall’aspetto psicologico. Andremo a Livigno un mese per abituarci all’altura. Nello sport i dettagli fanno la differenza e noi stiamo curando tutti i particolari. Se le caselle vanno a loro posto possiamo fare un grande Mondiale”.

Pierre è anche attivamente impegnato nel sociale:”In collaborazione con la Juventus e il Pinerolo, dal mese di ottobre ho girato le scuole del Piemonte dove ho incontrato tanti ragazzi, dalle elementari alle università, in cui abbiamo portato il messaggio della disabilità intesa come eccellenza. Noi non siamo atleti di Serie b perchè ci alleniamo come tutti gli altri atleti di Serie A e conduciamo una vita normale. Mi piace ricordare spesso questo pensiero: il mare è fatto di gocce e noi abbiamo instillato un pò di gocce in questi ragazzi che saranno gli adulti del domani  e quindi ci auguriamo che questo possa contribuire a rendere un mondo migliore per chi ha delle difficoltà”.

Fonte foto: profilo Fb Pierre Gardino

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