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Diletta Migliaccio: “Atletica, io ti amo!”

Dopo l’intervista a “Miss Bello dello Sport 2018” Cristiana De Angelis, la nostra testata accende nuovamente i riflettori sul mondo dell’atletica, intervistando Diletta Migliaccio.

Come è nata la tua passione per l’atletica?

“Il mio primo incontro con l’atletica si è verificato ai tempi della scuola media quando i miei compagni di classe vollero coinvolgermi nel progetto dei “giochi studenteschi”. Mi recai al Vestuti e lì incontrai Antonietta Di Martino, primatista italiana indoor e outdoor di salto in alto: rimasi folgorata dopo le sue parole di presentazione dell’evento e fu in quel preciso istante che mi innamorai dell’atletica. Mi piacque, la sua storia di sportiva salernitana capace di coronare dopo anni di sacrifici un sogno coltivato sin da bambina. Sono una ragazza molto timida e l’atletica mi ha permesso anche di migliorarmi sotto questo aspetto, apprendendo, inoltre, i sani valori dello sport da parte di istruttori leali come pochi”.

In quale discipline gareggi e quali risultati hai conseguito?

“La gran parte delle persone pensa che l’atletica sia solo corsa: invece, vi sono tantissime discipline, tra le quali le due nella quali gareggio, che spesso finiscono nel dimenticatoio: giavellotto e salto con l’asta. Il primo è l’attrezzo con il quale mi sono da sempre cimentata, mentre la seconda disciplina rappresenta un amore più recente, dettato dal fatto che, per problemi di schiena, non lancio più da un paio d’anni. Per quanto concerne i risultati da me raccolti, ho vinto in diverse circostanze il titolo di campionessa provinciale e regionale, conseguendo ottimi risultati in vari tornei, tra i quali il mio record personale nel lancio del giavellotto a quota 40m circa. Quando ripenso ai campionati nazionali di Firenze di qualche anno fa, resto con l’amaro in bocca per due motivi: i tre nulli dovuti ai miei problemi fisici e la lunghezza del lancio che si piazzò al terzo posto, intorno al mio record personale. Forse avevo nelle corde un piazzamento sul podio, ma non sono stata fortunata. Per quanto concerne il salto con l’asta, ho raggiunto un’importante quota di 2,60m: in generale, sono stata negli ultimi anni tra le migliori atlete italiane. Infine, ti svelo un aneddoto circa la mia partecipazione ai campionati nazionali. Dal momento che potevo gareggiare solo in una specialità alla luce del mio status di cadetta, scelsi il giavellotto: chissà come sarebbe andata se avessi scelto salto con l’asta”.

Che tipologia di allenamenti sostieni?

“Ho avuto due allenatori finora. Il primo, con cui mi sono trovata benissimo per cinque anni pur avendo anche lui un carattere energico, da titano come il mio, è stato Vincenzo Coppola: con lui il mio lavoro è stato incentrato nel periodo invernale su esercizi in palestra con un giorno destinato alla tecnica, con carichi di lavoro alleggeriti in prossimità di competizioni. Essenzialmente, alla luce delle problematiche alla schiena in cui possono incappare i giavellottisti, ho svolto vari esercizi di sollevamento e di forza atti a prevenire danni che poi sono ugualmente sorti ed esplosi recentemente a tal punto da costringermi a cambiare disciplina. Con il mio nuovo allenatore, Mario Frasca, ho instaurato un feeling particolare ed ho variato leggermente il modo di allenarmi, più volto all’idea di fornirmi lo slancio nel momento clou immediatamente precedente alla performance”.

Ritieni che il Vestuti sia all’altezza?

“A dispetto di quello che qualcuno potrebbe immaginare, il Vestuti si colloca nel mezzo per quanto concerne una classifica degli impianti regionali. Lo stadio di Agropoli, recentemente ristrutturato, è un gioiellino, ma l’impianto CONI di Avellino versa in condizioni peggiori rispetto a quello in piazza Casalbore nel quale mi alleno. Sono consapevole, altresì, che ci siano diverse cose da migliorare al Vestuti: la pista è vetusta è richiederebbe un po’ di manutenzione, così come la palestra andrebbe un po’ ampliata e migliorata”.

Quale consiglio daresti alla FIDAL?

“Attivarsi per creare eventi ad hoc atti a permettere ad altre persone di scoprire il mondo dell’atletica e di innamorarsene a tal punto da farne divenire magari il proprio sport di riferimento”.

Fonte immagine in evidenza: trackarena.com

corradobarbarisi@hotmail.it

Ingegnere elettronico di primo livello. Giornalista pubblicista dal 26 novembre 2015