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Il Bello dell’Inno

Queste immagini sono tratte dal recente servizio per la Finale di Coppa Italia di Pallamano femminile.

Ad affrontarsi sono due energiche squadre meridionali, PDO Salerno (in maglia rosa) e Indeco Conversano (azzurra) e siamo ospitati nella splendida cornice settentrionale della città di Brixen-Bressanone.

Finita la presentazione di entrambe, lo speaker bilingue annuncia l’ascolto dell’Inno Nazionale, invitando il pubblico ad alzarsi.

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La percezione della solennità del gesto arriva persino al cane sugli spalti in alto a sinistra, che si mette sull’attenti al guinzaglio a fianco del padrone. Siamo tutti in piedi, impettiti, in un crogiuolo di estrema eterogeneità umana, per origini e storia. Stiamo per assistere ad una partita, perché in fondo è solo una partita, se pur di alto contenuto agonistico e significato sportivo.

Io, in piedi, continuo a fare il mio lavoro, cercando di scrutare rispettosamente e fermare in immagine ciò che succede.

Inizia la parte cantata e rimanendo tutti nelle medesime posizioni, partecipiamo.

Chi più, chi meno, ma tutti con rispetto.

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Tra le giocatrici ci sono delle straniere: qualcuna lo ha imparato e si associa alle compagne in un coro unanime. Anche dagli spalti arriva il suono all’unisono in un’unica grande voce, ed a me pare si percepiscano delle sfumature d’accento che rendono questa coralità ancor più preziosa.

Ma forse è solo una suggestione che mi porta a pensarlo.

In queste situazioni, penso sempre ai miei nonni: loro sì che hanno visto e fatto le guerre, con ruoli e ricordi differenti, tramandati con le modalità che il tempo ha concesso loro.

Naturalmente, non conosco il pensiero di queste ragazze, dei bambini che hanno davanti, di tutti gli spettatori alle loro spalle, sportivi, tecnici, genitori o semplici appassionati di questo sport; ma vedo di certo che tutti sono accomunati dal rispetto per ciò che il Canto degli Italiani può significare.

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In questi tre giorni di manifestazione, magistralmente organizzata dalla Federazione (FIGH) in collaborazione con la società ospitante, le persone vi sono giunte da ogni parte d’Italia e dall’estero, si sono scambiati contatti, tradizioni ed anche omaggi culinari della propria regione di appartenenza, si sono confrontati su temi a loro cari e forse sono giunti a qualche accordo. Hanno condiviso l’eterogenea italianità in una ambiente autonomo, di confine ma ospitale. A qualcuno sarà anche balenato alla mente una frase dalla de crescenziana memoria: “si è sempre meridionali di qualcuno”, perché tutto è relativo, a maggior ragione se siamo in relazione con altri.

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E si arriva al crescendo ritmico del nostro Inno di Mameli: le due squadre paiono proprio stringersi a coorte ed aumentano l’impeto del loro canto fino a gridarlo con estrema forza.

Qui non ho saputo resistere all’emozione… e l’immagine successiva è inevitabilmente mossa, da buttare.

Questo è il Bello dello Sport da me inteso: intensità di emozioni.

 

isabellagandolfipics@gmail.com

Donna, moglie, mamma, fotografa (non sempre in quest'ordine). Maturità scientifica e laurea in filosofia (con tesi in bioetica). Ama incuriosirsi, imparare, conoscere. Ama ciò che fa.