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La traversa immaginaria

La traversa immaginaria era una linea che regolava l’altezza della porta. La traversa aveva misure diverse a secondo l’altezza del portiere. Più basso era l’estremo difensore più bassa era la traversa… immaginaria.
Il gioco in strada aveva delle regole tutte sue. Il rimbalzo con le macchine parcheggiate non era legittimo, ma non esisteva il fallo laterale, ma solo la rimessa dal fondo o il calcio d’angolo. Le gare potevano essere sospese solo quando passava una macchina. Ma guai a spostarsi dalle posizioni di partenza perchè nasceva una discussione che ritardava la ripresa del gioco. La durata della gara era a tempo indeterminato e, nel caso, si poteva aumentare, a piacimento, il numero dei giocatori in campo nel caso altri due amici chiedevano l’ingresso in campo. Se c’era spazio e non avevi il compagno per rendere pari le squadre dovevi guadagnarti questo diritto andando a citofonare l’amico più vicino al campo improvvisato.
Le porte? Altre invenzioni giovanili. Due pietre a volte evidenziate da maglioni o giacche degli atleti. Un lusso.
I risultati variavano dal 25 a 28 al 15 a 11. Mai si realizzavano meno di dieci reti. Era impossibili perchè i nostri attaccanti sapevano saltare l’uomo, aggirare un tombino e andare in percussione sulle fasce con cross dal marciapiedi superando il difensore “macchina”.
Una partita che non dimenticherò mai e quella che si giocava sulla curva del mio rione. Le porte erano nelle basi di un semicerchio. L’unico rammarico che qui le gara dovevano terminare, inesorabilmente, prima dell’orario delle visite all’ospedale posizionato proprio alla fine della curva in alto del ponte. Troppe sospensioni per via delle auto in transito rendevano troppo pericoloso e spezzettato il gioco.
I nostri idoli? Erano giocatori veri altro che questi viziati di oggi. Il portiere si chiamava Zoff. Il difensore più bravo Scirea mentre quello meno tecnico poteva essere un Bruscolotti o un Gentile a secondo della fede calcistica dell’amico. Per i centrocampisti e gli attaccanti era difficile la scelta. Di giocatori di spessore da imitare ne avevano tanti. Platini per l’elegante, Baggio per il tecnico, Bettega per chi era abbastanza alto ma anche “Spillo” Altobelli aveva i suoi fans. Poi arrivavano gli illusi Pelè e Maradona che puntualmente venivano derisi e picchiati dai vari Gentile e Bruscolotti.
Il calcio era uno sport che si giocava in strada, solo i sabato ci potevamo permettere di giocare su un campetto che avevano due porte vere per cui i portieri più bassi non potevano avvalersi della traversa su misura.

alfonso.pierro@libero.it

“A volte un vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato” 
(Nelson Mandela).