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GERARDO VOTA: “LOSANNA, COLONIA GRANATA. IL BIGLIETTO DI PIACENZA LO CONSERVO ANCORA INTEGRO, COME IL DOLORE CHE SI PROVA ANCORA”

Gerardo Vota, un salernitano trapiantato in Svizzera per questioni di lavoro, ma che non lesina il suo amore per la Salernitana, infatti ci tiene a ricordare. “Gli anni sono passati e seguo sempre di più la Salernitana. Tante cose sono cambiate compresa la mia vita, che ha subito all’improvviso una metamorfosi. Oggi vivo in Svizzera per lavoro, ma questo non ha certo diviso l’amore che provo per quella maglia e per quella città, e non c’è giorno che non pensi alla mia terra. Quando ho la possibilità cerco sempre di fare un “mordi e fuggi” per vedere la “mia” Salernitana e per riabbracciare famiglia ed amici, tante volte anche solo, perché si sa, l’amore non ha confini…e limiti…!!!”
Un legame per la maglia che nasce dal “Era il 9 ottobre del 1994, avevo 10 e fu quella la mia prima volta su quei gradoni, era Salernitana-Chievo e il risultato finale non fu certo positivo per noi, perdemmo 1 a 0. Da allora di tempo ne è passato: abbiamo vissuto momenti belli e brutti, la gioia delle promozioni e l’amaro delle retrocessioni, l’orgoglio delle vittorie e la delusione delle sconfitte, ma la passione e l’amore per quella maglia non hanno mai conosciuto momenti bassi, anzi, proprio in quei momenti si è rafforzato”.
Da quel giorno “cominciai a frequentare lo stadio, o meglio il “Principe” degli stadi, cominciai a frequentare la curva sud, lo zoccolo duro del tifo, che domenica dopo domenica mi affascinava e mi coinvolgeva sempre più.
Quell’anno la squadra sfiorò la promozione in serie A, e ricordo ancora benissimo quella partita a Bergamo, dove si decise il nostro destino. Anche l’anno successivo sfiorammo la serie A. Il campionato 96-97 invece fu alquanto disastroso, ci salvammo dalla retrocessione solo alla penultima giornata, ma di quel campionato ho pochi ricordi”.

Poi arrivò Delio Rossi: “La squadra del 97′- 98′ vide il ritorno in panchina di Delio Rossi. Di anni ne avevo 13 e la mia presenza allo stadio la domenica era fissa, la squadra cominciava a vincere partita dopo partita, giocava un calcio spettacolare e con il passare delle giornate si percepiva sempre più che quella squadra era fatta per vincere, e così fu. Dopo 48 anni la squadra ottenne finalmente la promozione nella massima serie. Ricordo tutte le partite di quell’anno, dalla partenza sprint alla prima giornata con il Verona, passando per il sorpasso nei confronti del Venezia fino alla prima sconfitta che avvenne solo alla penultima giornata di andata per mano del Foggia. Un campionato sempre al vertice”.
La sua prima trasferta lascia un sapore amaro, anzi di più: “Quella di Piacenza fu la mia prima trasferta. Partimmo in pullman, un viaggio lunghissimo, ma poco importava, eravamo carichi, volevamo conquistare la vittoria e voglia di fare festa. Durante il viaggio intonavamo cori, si rideva, si scherzava. Ma già all’arrivo a Piacenza lo scenario cominciò a trasformarsi, mancava poco più di un’ora e per entrare allo stadio avevano aperto un solo varco per consentire agli addetti ai lavori di effettuare i dovuti controlli, ma di tempo ce n’era poco, la partita stava per cominciare ed eravamo ancora fuori, eravamo tantissimi, il caldo era asfissiante e la voglia di entrare era tantissima. Cominciarono i primi disordini con la polizia, e per far rientrare la situazione aprirono tutti i cancelli e ci fecero entrare, senza controllare i biglietti; infatti a distanza di anni quel biglietto è ancora lì, nel mio cassetto, integro. All’interno dello stadio tutto ritorna alla normalità, si inizia a tifare, a sostenere la squadra, eravamo compatti, numerosi (10.000), la partita comincia e il Piacenza ormai già salvo da diverse giornate, gioca come se fosse la loro partita della vita, infatti passano in vantaggio. Ma la Salernitana c’è. Ritroviamo il pareggio, ma non bastava, bisognava vincerla, purtroppo non va così, finisce 1-1 con tantissime polemiche e giocatori che vengono alle mani, soprattutto per colpa di un arbitraggio scandaloso. La serie A finisce lì…siamo di nuovo in serie B”.

Continua: “Il viaggio di ritorno diventa un vero incubo, in un clima surreale, dove prevalgono il silenzio e le lacrime. Ci mettiamo in cammino verso casa, scortati dalla Polizia, durante tutto il viaggio di ritorno non ci lasciano sostare in nessun area di servizio, neanche fossimo stati dei criminali. Arriviamo a Salerno intorno alle 6 del mattino, io rientro a casa stanco e deluso, vado a dormire. Al risveglio accendo la tv: “Telegiornale delle 13:00”. Si parla di Salerno, si parla di morti, si parla di quel treno “speciale” partito da Piacenza per riportare i tifosi salernitani a casa. Non riesco a crederci, era finita in modo tragico. Non riesco a farmi capace…due dei quattro ragazzi morti avevano la mia stessa età, poco più che quindicenni. Questa fu la mia trasferta, vorrei poterla non ricordare, vorrei cancellarla dalla mia mente”.
Ora per lui sono tutte trasferte, ma: “Ho avuto occasioni di seguire anche la squadra in trasferta durante l’ultimo campionato, come a Vercelli ed Ascoli, da solo o in compagnia, l’importante per me era esserci.
Non è certo facile affrontare la distanza, seguire le partite in televisione anche quando gioca in casa, sapere di non esserci, di non essere in quella curva a sostenere la squadra. Chi non ha mai vissuto quella curva non può capire cosa si prova e difficilmente potrebbe capire quello che sento”.

L’idea di lasciare un segno granata in Svizzera è forte, infatti: “Intanto mi sto organizzando per creare un club in Svizzera, con l’intento di raggruppare quanti più salernitani possibili, che come me sono emigrati e condividono la mia stessa grande passione: la Salernitana. Ci penso da tempo, affinché si possa creare uno zoccolo duro in modo da poter seguire la squadra, soprattutto nelle trasferte del centro e nord Italia. Piano piano questo progetto sta prendendo sempre più forma e spero di concretizzare il tutto prima dell’inizio del nuovo campionato”.
Se qualche tifoso granata in svizzera è interessato, può contattare la redazione che sarà fiera di poter girare la vostra richiesta al nostro amico Gerardo.

gerardo vota - sezione sion

alfonso.pierro@libero.it

“A volte un vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato” 
(Nelson Mandela).