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“LUDENDO DOCERE” = “INSEGNARE GIOCANDO”: ECCO QUALCHE CONSIGLIO SU COME INSEGNARE SPORT AI BAMBINI

“Ludendo docere” è un’antica espressione latina che significa “insegnare giocando”. E’ attraverso il gioco che il bimbo entra in contatto con il mondo e con le cose che lo circondano ed anche attraverso il gioco possiamo fare i modo che i bambini apprendano le capacità coordinative attraverso le loro abilità motorie, intese queste come elemento di attività cosciente, eseguite in gran parte in modo automatico e che si sviluppano ampiamente attraverso l’esercizio.
Nei primi mesi, un bambino, scopre lo spazio attraverso giochi semplici, poi con la crescita i movimenti aumentano fino a dover essere indirizzate e guidate. Ed è qui che entra in “gioco” il ruolo dell’educatore: insegnargli ad apprendere giocando e giocare apprendendo.
Col gioco dobbiamo sviluppare le capacità senso-percettive (capacità per realizzare qualsiasi attività in maniera consapevole) che sono alla base della consapevolezza del corpo, dello spazio, del tempo e dell’ambiente.

(per un approfondimento leggere questo link):

A LEZIONE DA VITO LAUDANI GALVAGNO: LE CAPACITA’ SENSO-PERCETTIVE

Insomma, col gioco possiamo ottenere molto di più rispetto a quanto si riesce ad ottenere col cercare di far imitare i bambini esercizi propri degli adulti.
Un altro concetto importante è quello di lasciare liberi i bambini di esprimersi perché una limitazione delle proprie idee o espressioni di esse possono essere “dannose” per la loro crescita fisica.
Perché secondo noi l’istruttore deve insegnare e non allenare.
Ciò che deve apprendere un bambino, nella sua fase evolutiva tra i 5 e 11 anni, non è il gesto tecnico fine a se stesso, ma l’atto motorio
finalizzato al gesto senza mettere fretta e senza pretendere dai bambini ciò che loro non possono ancora dare. Una cattiva gestione del bambino potrebbe portare al conseguente abbandono con possibili danni a livello psico-motorio per lo stesso.

(per un approfondimento leggere questo link):

A LEZIONE DA VITO LAUDANI GALVAGNO: L’ISTRUTTORE DEVE INSEGNARE E NON ALLENARE

Ma per essere meno scientifici, riteniamo che il “gioco – allenamento” vada espresso come la parola viene intesa nel suo significato etimologico: “Qualsiasi attività liberamente scelta a cui si dedichino, singolarmente o in gruppo, bambini o adulti senza altri fini immediati che la ricreazione e lo svago, sviluppando ed esercitando nello stesso tempo capacità fisiche, manuali e intellettive”.
Fino agli undici anni questo deve essere il fine dell’allenamento. Il raggiungimento del risultato sportivo non deve essere prioritario, ma l’obiettivo è formare un ragazzo consapevole del suo colpo e con una mente allenata e consapevole delle sue capacità coordinative e sensoriali.

Pensiamo, però, che questa idea, e ci riferiamo al concetto “LUDENDO DOCERE” possa essere anche riproposta a formazioni con età adulta e, a nostro avviso si possono avere risultati sorprendenti. Allenarsi con tecniche e concetti moderni come ad esempio introducendo giochi della nostra infanzia anche agli adulti si possono, anche se tardivamente, migliorare le conoscenze motorie e creare armonia in un gruppo che per poter raggiungere il risultato ha bisogno, prima di tutto, di avere la mente sgombera da pensieri negativi. E’ cosa c’è di meglio che il gioco “ludico” per far passare tutte le paure e le ansie di una gara di campionato?
Allora è bello che durante gli allenamenti si possa giocare a palla avvelenata, tanto per citare un gioco, oppure fondere in un riscaldamento giochi di altri sport come il basket o pallavolo (che aiutano la percezione e reattività visiva e motoria) o, ancora, fare conduzione con pallone da football americano che migliora la coordinazione motoria.
Insomma il calcio è gioia e questo video lo dimostra (riscaldamento della squadra della Ujana al torneo di Viareggio dello scorso anno allenata da Vito Laudani Galvagno)

alfonso.pierro@libero.it

“A volte un vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato” 
(Nelson Mandela).