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Nausicaa Dell’Orto: “Se qualcosa è giusto, lotta per ottenerlo”

“Nel 2010, dopo aver fatto ginnastica artistica per diversi anni, ho deciso di fare la cheerleader presso un gruppo di ragazze che sostenevano una squadra di football americano maschile di Milano. Con una mia amica, dopo esserci innamorate di questo sport, abbiamo chiesto al presidente di poter fondare una squadra femminile che ci consentisse di poterci mettere in mostra. Ottenuto un netto rifiuto, abbiamo iniziato ad allenarci in un parco con il padre di questa ragazza che era allenatore di football: in un mese siamo diventate una ventina e abbiamo organizzato la prima storica partita in Italia contro una squadra che stava nascendo a Bologna”. Nausicaa Dall’Orto, intervistata dalla nostra redazione, ci ha così raccontato il suo percorso di avvicinamento al football americano. Oltre a giocare attualmente l’atleta sta lavorando con l’NFL pur risiedendo in Italia: “Ho lavorato, dopo essermi laureata, per ben due anni in America. Il mio obiettivo è una corretta valorizzazione della disciplina nel nostro paese e una promozione dell’NFL in tutta europa.

Vista l’enorme difficoltà riscontrata nell’emergere Nausicaa ha tanto da insegnare a coloro che ogni giorno dedicano amore e passione allo sport: “Il football è una disciplina nella quale davanti ti trovi davanti sempre un avversario che vuole abbatterti: così è anche la vita. Ognuno di noi deve guardare oltre queste avversità puntando alla meta, al proprio obiettivo. Tengo a ricordare che la miglior corsa è sempre quella che deve venire domani, mai quella che hai percorso oggi. Nella vita capita mille volte di cadere, ma l’importante è sempre rialzarsi lottando per ciò che si ritiene giusto.

I suoi allenamenti sono così strutturati: “Noi tre volte alla settimana ci alleniamo sul campo. Nel football lavoriamo su tre fattori: esplosività, forza e velocità.

Durante il percorso non sono mancate certo le difficoltà: “Nel 2014 ho vinto un campionato italiano dopo aver perso la finale l’anno prima. Non solo il danno ma anche la beffa: oltre ad aver perso lo scudetto mi sono infortunata gravemente e ho dovuto effettuare operazione e riabilitazione”.

Infine piccola chiosa finale su cosa le ha trasmesso lo sport: “Dopo essermi laureata ho praticamente vissuto, visto che giocavo a Bologna, sulla la tratta ferroviaria che separava il campo di allenamento da Rogoredo. Sono convinta che se una cosa la vuoi sei sempre determinato nel prenderla; di conseguenza conciliare più impegni diventa non più un ostacolo ma semplice abitudine. Gioco con il numero 82 in onore di mia nonna che mi ha trasmesso l’insegnamento del lottare per le cose e per le persone che ami. Giocare a football è il più grande privilegio che io possa avere perché mi ha insegnato a vivere con grande disciplina nel rispetto delle regole.

Credit foto: IRENA LEITE

mautonegiuseppe1998@gmail.com