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Racconti Europei – Italia 1968, la moneta e la doppia finale

Nel 2020 ricorrevano i 60 anni dalla istituzione e dalla disputa del primo campionato europeo delle nazioni – coppa Henri Delaunay: gli europei del 2020 sarebbero stati itineranti, proprio per festeggiare la ricorrenza. Purtroppo, a causa della emergenza internazionale dovuta al Corona virus, fu necessario spostare la competizione all’estate del 2021…

Potrebbe iniziare così, neanche purtroppo ormai lontano dal vero, un eventuale racconto relativo a Euro 2020: le notizie che apprendiamo ogni giorno relativamente a quella che è ormai una pandemia sono tremende. E il mondo dello sport (figuriamoci, è l’ultimo dei problemi) tuttavia non è immune purtroppo a quanto sta accadendo.

Al netto di un ormai sempre più probabile rinvio della manifestazione, Euro 2020 dovrebbe iniziare venerdì 12 giugno, con la partita inaugurale in Italia. E proprio in Italia, nel 1968, si tenne la fase finale della terza edizione della coppa Europa.

Fu la prima edizione per la quale le qualificazioni non furono a eliminazione diretta ma a girone eliminatorio: l’Italia vinse il suo girone avendo la meglio su Romania, Svizzera e Cipro, per poi superare la Bulgaria nella doppia sfida dei quarti di finale (sconfitta 3-2 in Bulgaria, vittoria 2-0 in Italia). La fase finale si tenne appunto in Italia, con quattro squadre ai nastri di partenza.

BACK TO THE USSR (questa volta sì) – In semifinale gli azzurri ritrovarono uno scomodo cliente, ossia l’Unione Sovietica. Non era un buon momento per la nostra nazionale, reduce dalla delusione mondiale del 1962 (eliminazione ai gironi), da quella europea del 1964 (fu proprio l’Unione Sovietica a mandare fuori l’Italia) e soprattutto dalla clamorosa eliminazione, anche qui ai gironi, da Inghilterra 1966. Ai mondiali inglesi gli azzurri furono condannati, dopo la vittoria per 2 a 0 sul Cile, da due sconfitte: 1-0 (manco a dirlo) con l’Unione Sovietica e 1-0 contro la Corea del Nord, con la rete di Pak Doo Ik. Quella che alla vigilia venne definita una squadra di “ridolini” sconfisse ed eliminò la nazionale che all’epoca, insieme al Brasile, deteneva il record di mondiali vinti (ossia due).

LA MONETA – Logico quindi che ritrovarsi ad avere a che fare con i sovietici incutesse soggezione agli azzurri. Si giocava a Napoli e la partita, anche dopo i supplementari, non si schiodò dallo 0 a 0: in quegli anni non esistevano i calci di rigore, quindi si ricorse al lancio della monetina per decretare la finalista. Ci piace pensare che magari anche grazie alle scaramantiche espressioni del pubblico partenopeo la sorte fu dalla nostra: capitan Facchetti, il compianto Giacinto, scelse la faccia giusta della moneta e l’Italia andò in finale.

LA FINALE “DI ANDATA” – In finale approdò la Jugoslavia, che in semifinale aveva eliminato i campioni del mondo dell’Inghilterra (che si consolarono superando l’URSS nella finale per il 3°/4° posto). All’Italia, possiamo ora dire simpaticamente a distanza di anni, forse in quel periodo piaceva “complicarsi le cose”: gli slavi passarono in vantaggio con Dzajic al 39′ del primo tempo, Domenghini pareggiò al 35′ della ripresa. Il risultato non cambiò neanche dopo i supplementari, ma questa volta non ci fu il lancio della monetina: la finale venne ripetuta due giorni dopo, il 10 giugno.

IL TRIONFO AZZURRO – Nella seconda partita gli azzurri si imposero per 2 a 0, grazie alle reti di Gigi rombo di tuono (grazie, Gianni Brera) Riva al 12′ e del compianto Pietro Anastasi al 31′ del primo tempo. Gli azzurri conquistarono così il primo e sinora unico titolo continentale, aprendo una minifase nettamente migliore rispetto alla prima metà degli anni Sessanta, minifase che sarebbe culminata con la quasi trionfale cavalcata verso i mondiali Messico ’70, con la sconfitta in finale contro il Brasile dopo l’emozionante partido del siglo, il 4 a 3 allo stadio Azteca contro la Germania Ovest.

NEL 1972 – Proprio la Germania Ovest sarebbe stata protagonista nel 1972, ai campionati europei che si tennero in Belgio.

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