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CAVESE:IL PRESIDENTE CAMPITIELLO SI RACCONTA

CAVA DE’ TIRRENI – Appuntamento sul campo “Desiderio”, in quel di Pregiato, il presidente Domenico Campitiello ci attende e ci accoglie in modo egregio. Ci accomodiamo su una panca, facciamo quattro chiacchiere come se stessimo al bar. Il buon magazziniere ci porta un caffè e tra un sorso e l’altro parliamo di calcio.
Presidente, cosa spinge un imprenditore come lei a fare calcio e non scegliere altri sport?
“Passione, solo passione. Io ho giocato a calcio e mi piace questo sport”. 
Ma la prima esperienza a Taranto, come mai?
“Francesco Montervino mi prospettò la cosa, lui è di Taranto, e così ho accettato”.
A Taranto siete andati ad un passo dalla promozione e, poi, vicini al ripescaggio, quali emozioni e ricordi porta con se?
E’stata una bella esperienza. Io sono un tipo passionale, ho bisogno di emozioni e quella piazza me le ha date. Vedere tanta gente allo stadio era bello. La squadra fu costruita all’ultimo minuto, ma è stata una bella stagione che, purtroppo si è fermata alla finale dei play off. Alla fine il ripescaggio non fu favorevole perché avevamo perso la finale e anche perché la squadra che li aveva vinti era riuscita a portare le garanzie richieste attraverso una raccolta di assegni circolari, cosa che adesso sarebbe impossibile. Io, invece, ebbi una fideiussione in poche ore. Oggi chi riuscirebbe ad averla in così poco tempo?”
Perché poi ha deciso di abbandonare Taranto?
Ci sono stati episodi che non mi sono piaciuti e per questa ragione ho lasciato. Ma con i tifosi ho un rapporto fantastico e quando penso a quello gare con lo stadio pieno di gente ancora ho i brividi”.
Poi arriva la Cavese… “Sono arrivato a Cava e in poco tempo abbiamo costruito una squadra importante ma, soprattutto una società importante. Il mio obiettivo è di trasferire la mia esperienza imprenditoriale nel calcio cercando di curare tutto nei minimi dettagli. Da noi i giocatori vengono pagati regolarmente il cinque del mese e come avete notato l’iscrizione al campionato non è in discussione”.
Ma la Cavese è arrivata ad un passo dalla promozione diretta, aveva gli scontri diretti in casa e, invece?
Invece siamo arrivati a giocarci quelle partite con i giocatori fermi sulle gambe. E’ stata sbagliata la preparazione e per questo non abbiamo giocato le gare decisive all’altezza della rosa a disposizione”.
Invece nei play off… “Abbiamo vinto in scioltezza tutte le partite addirittura vinto contro la Frattese che in casa non aveva mai perso”.
A questo punto aggiriamo l’ostacolo e chiediamo al presidente Domenico Campitiello: per un presidente spendere un milione di euro in serie D o in Lega Pro è la stessa cosa?
Assolutamente no! A causa della mancata promozione ho perso anche dei contratti biennali di sponsorizzazione. In Lega Pro alcune società che puntano sui giovani riescono anche ad arrivare al pareggio di bilancio e questa era la mia intenzione. Abbiamo una buona rete si osservatori che ci relazionano su elementi giovani ed interessanti, per cui immagini aver perso questa opportunità per me non è stato per niente conveniente”.
Quest’anno cosa si aspetta da questa squadra?
Per due anni consecutivi ho sfiorato la promozione. Il calcio però non è scienza esatta, per cui non è giusto sbilanciarsi in un pronostico. Tutto può succedere”.
Cava resta una piazza difficile da gestire?
Innanzitutto vorrei dire che per me il calcio deve essere spettacolo, rispetto degli avversari e non mi piace la violenza. Non è normale che un tifoso avversario non possa esultare per un gol segnato. Un punto di forza invece sarebbe avere uno stadio pieno di passione che arriva ai propri beniamini dal primo all’ultimo minuto. Ad esempio, domenica scorsa abbiamo vinto in casa su un campo impossibile e con un uomo in meno eppure, invece, di apprezzare lo sforzo di questi ragazzi molti li hanno criticati. Ritengo invece che sia stata una vittoria di carattere che dimostra che il gruppo è solido. I campionati si vincono col gruppo che deve avere sostegno e passione. Sono elementi che a me, personalmente, danno la carica”.
Ora siamo passati ad un problema di cultura calcistica, che in Italia purtroppo latita, come manca la cultura del settore giovanile, cosa sta facendo la Cavese in tal senso?
Noi ci crediamo, stiamo pensando di arricchire il settore giovanile cominciando dalla scuola calcio. Abbiamo a disposizione, grazie al mio nome, una struttura come quella di Mercato San Severino che è un vero gioiello e che diventerà il nostro quartier generale.
Il motivo del trasloco e’ che la squadra per allenarsi ha bisogno di un campo dedicato, esclusivo”.
Ha parlato di scuola calcio, qual’è il suo obiettivo?
“Vorrei creare una Società che possa cominciare a far fare calcio ai bambini, senza pagare, fin dai primi calci. Oggi il problema e’ che i ragazzi non vogliono fare sport e si accontentano di giocare a casa con i video game. Questo per me è uno dei motivi per cui in Italia non nascono più talenti veri”.
Senza far pagare, è una scelta coraggiosa!
“Oggi ci sono difficoltà economiche e molte famiglie non possono permettersi di pagare una retta mensile e forse proprio in queste zone di maggiore difficoltà si nascondono i migliori talenti”.
Intervista a cura di Alfonso Pierro

ninobel@alice.it