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Giancarlo Melillo: a tu per tu con l’ingegnere-architetto, portiere della Roller Salerno

“Dopo aver compiuto una miriade di sacrifici, non era questo certamente il modo in cui avrei desiderato celebrare il raggiungimento di questo prestigioso ed agognato traguardo, ma viviamo tempi duri che ci impongono di fare un passo indietro”. Giancarlo Melillo è un neodottore in ingegneria edile-architettura dell’Università degli studi di Salerno ed è anche estremo difensore della Roller Salerno, compagine militante nel torneo di serie B di hockey su pista. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per un’intervista a 360°.

Che effetto ti ha fatto laurearti nel contesto emergenziale che non solo l’Italia sta attraversando?

“Sono stato obbligato dalle vicissitudini concernenti il coronavirus a sperimentare la nuova metodologia di discussione online, un’esperienza particolare condita anche da un incidente di programma: ad un certo punto ho riscontrato problemi nella connessione tali da comportare un ritardo tra il mio audio e le diapositive della presentazione illustrata ai docenti della commissione”.

Cosa ha riguardato la tua tesi di laurea?

“Mi sono laureato con un elaborato dal titolo ‘Il ruolo dei criteri ambientali minimi nel miglioramento prestazionale del cantiere’. Il mio obiettivo è risieduto nella volontà di determinare delle linee guida per le imprese che intendano formulare un’offerta tecnica presso i bandi specifici, ottemperando ai criteri ambientali minimi in termini di impatto”.

Perché hai scelto la carriera dell’ingegnere-architetto?

“Mio padre è ingegnere e mi auguro di seguire le sue orme in futuro. Ho scelto di perseguire questa strada per conseguire una laurea in grado di garantirmi maggiori sbocchi professionali. Potrò scegliere ogni anno presso quale albo iscrivermi, valutando di volta in volta le offerte che mi perverranno ed i progetti ai quali auspico di lavorare”.

Ci racconti, invece, della tua vita da portiere di hockey su pista?

“Mi sono avvicinato a questo sport sin dall’età di 8 anni, spinto per passione tramandatami da mio padre. Ho mosso i primi passi nella Roller Salerno. A 15 anni sono stato selezionato nella nazionale italiana, mentre due anni più tardi sono andato a Bassano per cimentarmi dapprima nelle giovanili del sodalizio veneto, per essere successivamente parte integrante della rosa della prima squadra, secondo di Cunegatti, il Buffon dell’hockey su pista. L’emozione più grande è risieduta nell’esordio in A1 a Sarzana quando, entrato a freddo, parai un penalty. Durante la mia esperienza a Bassano, sono stato anche insignito di un premio nel 2013 in qualità di ragazzo emergente attivo nello studio e nello sport. Poi la mia intenzione è stata quella di avvicinarmi a casa per proseguire la carriera di portiere e poter effettuare gli studi accademici. Difatti, per questo motivo, ho rifiutato diverse proposte allettanti, provenienti anche da società del settentrione. Un anno mi è capitato di giocare a Matera, un altro ancora ho giocato a Sedavì nella Liga Valenciana, sfruttando un periodo di Erasmus. Quest’anno sono di nuovo in forza alla Roller. Il mio cruccio sportivo è aver perso, con le maglie di Bassano e Matera, due semifinali scudetto a gara 3”.

Com’è stato conciliare studio e sport?

“Ti confesso una cosa: è stato più facile conciliare studio e sport all’università piuttosto che a scuola. Sì, all’università, specie ad ingegneria, ci sono corsi da seguire obbligatoriamente, ma non ho mai avuto problemi di sovrapposizione di orari. Ai tempi delle superiori, invece, è stato più complicato: a Bassano, spesso e volentieri c’erano anche allenamenti mattutini. Unica eccezione del percorso universitario è risieduta nell’esperienza di Matera: per un anno ho fatto su e giù, macinando chilometri in auto tra Campania e Basilicata per riuscire a seguire i corsi, sostenere gli esami di profitto, allenarmi e giocare con il sodalizio lucano. A Sedavì, mi sono trovato benissimo”.

Cosa ha deciso la FISR in merito alla prosecuzione dei campionati?

“La federazione ha giustamente interrotto tutte le attività. Peccato per noi, in lotta addirittura per la promozione in A2, ma, di fronte ai drammi che si stanno verificando in Italia e nel mondo, lo sport passa in secondo piano”.

Cosa ti auguri per il futuro?

“Mi auguro che l’emergenza legata al coronavirus possa terminare al più presto. L’Università ci ha promesso che nei prossimi mesi predisporrà una giornata di consegna delle pergamene: mi auguro in quella circostanza di celebrare il traguardo raggiunto con le persone a me care. Questo brutto periodo, invece, passerà e dobbiamo tutti quanti saperci rialzare nel più breve tempo possibile”.

 

 

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corradobarbarisi@hotmail.it

Ingegnere elettronico di primo livello. Giornalista pubblicista dal 26 novembre 2015