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Giulio Venditti: “Le escursioni le porto dentro da sempre”

“Nonostante fossi fuori luogo perché non vivevo in una zona di mare, già a quattordici anni prendevo il motorino insieme a un amico per effettuare le mie prime immersioni in apnea. Sin da piccolo, invece del cartoni animati, guardavo sempre i documentari. Nel mio percorso di crescita mi hanno aiutato molto gli automatismi che ho sviluppato anche facendo il militare”. Giulio Venditti, intervenuto ai nostri microfoni, ci ha così introdotto le circostanze con le quali si è approcciato per la prima volta al mondo delle esplorazioni subacquee. Attività che ancora oggi porta avanti con grande orgoglio e passione: “Dalla subacquea sono poi passato a far parte di un team che si occupa di escursioni oltre mediterraneo, allo scopo di ricercare relitti non ancora ritrovati. La ricerca è emozionante, ma è altrettanto appagante anche trovarci di fronte a ricerche di gruppo da effettuare per scoprire storia e funzionamento di queste imbarcazioni affondate. Il team affronta le problematiche nella loro interezza, gestendole in base alle attitudini di ciascun membro del gruppo”. Giulio ci ha poi illustrato una particolare immersione che non ha mai dimenticato: “Una delle immersioni più belle l’ho effettuata insieme a mia moglie ed è stata quella a tema geomorfologico di Silfra, in Islanda. Le acque gelide di 2 gradi centigradi presenti in questo fiume percorrono un percorso lungo 1000 anni e sono provenienti dal ghiacciaio più grande d’Europa; l’acqua è considerata la più pura e limpida del mondo. Altra immersione di rilievo l’ho effettuata all’interno del cratere di un vulcano delle Sorgenti sulfuree dove lo zolfo batterico crea un effetto molto particolare, simile a quello del latte. Nella parte Nord dell’isola islandese mi ha colpito particolarmente una zona dove vi sono dei Camini nei quali il magma è in continua attività. Qui riesce a vivere solo un organismo che non ha bisogno di ossigeno e che riesce a resistere ad altissime temperature”. Daniele Nardi, ricordato anche dalla nostra redazione, è sempre rimasto nel suo cuore: “Daniele è più di un amico, e nonostante la diversità delle nostre attività, avevamo una affinità incredibile. Daniele non era solamente un alpinista, ma uno che sapeva vivere l’alpinismo nel quotidiano”.

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