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Lucio Menin: “Una carriera calcistica sacrificata per inventare i social media proponendoli alla DS”

“Mi ritengo uno dei fautori dell’avvento dei social media come mezzo di pratica per velocizzare la comunicazione nel mondo dello sport”. Lucio Menin si è raccontato ulteriormente ai nostri microfoni, dopo le narrazioni circa i suoi ricordi delle sfide disputate da giocatore contro Ventura: “Dopo i due anni al Lecco con il maestro Guido Capello, rinunciai inizialmente, anche per mancanza di consigli appropriati che ognuno dovrebbe avere in famiglia, a continuare l’attività calcistica, visto che il Lecco offriva solo rimborso spese di viaggio. Nella mia mente si accavallavano dubbi, specie in relazione alla mia contemporanea occupazione nella ricerca elettronica presso una ditta all’avanguardia europea. Sostanzialmente, preferii la scienza al calcio. Ho lavorato con colleghi del laboratorio di Ricerca e Produzione della Inelco Sas di Tavernerio (CO), leader mondiale nel 1968 della strumentazione per segnali TV. Inelco raccoglieva il know how tecnologico e di personale della UNDA Radio, leader mondiale nel settore radiofonico pre-guerra. Inoltre, mi premeva prodigarmi ai fini del conseguimento di un titolo di studio: ero, infatti, iscritto al secondo anno dell’Istituto tecnico serale Feltrinelli a Como. Rimasi scioccato e deluso dalla proposta misera (20 mila lire al mese) fattami dal Lecco”.

Il nostro intervistato ha così proseguito: “Percepivo già 70 mila lire a lavoro e rinunciai con grande dolore a proseguire nella Berretti del Lecco. Forse avrei potuto debuttare anche in B, essendo stato segnalato alla Nazionale Juniores in quell’anno oppure sarei andato a farmi le ossa in prestito a qualche squadra di Serie D o C come accadde per Ulivieri, Iaconi, Pulici, Rino Gritti e Gabriele Ratti. Non ho condotto la sfavillante carriera che mi prospettò l’ex manager della Primavera del Torino Ussello, a valle di un match giocato in casa nostra a Calolzio. Ero anche ossessionato da quello che sentivo su alcuni trattamenti sanitari ad hoc per divenire un professionista”.

Menin ha detto ancora: “Successivamente provai a non abbandonare il sogno di fare il calciatore. Giocai nel Seregno e l’anno dopo firmai l’anno dopo con il Cuneo, in serie D, dove ero finito per il servizio militare che in quella maniera mi permetteva di continuare a frequentare l’Istituto Tecnico (a Cuneo) e di non essere spedito al fronte della guerriglia in atto allora in Alto Adige dove ero destinato essendo selezionato come artigliere da montagna. Dopo, ottenni un provino al Como allora in B. Piacqui a Viviani e anche al successivo allenatore Lerici, entrambi genovesi come il preparatore Bianchi, che mi portarono con loro per la preparazione estiva in ritiro. Nel luglio 1969, ricevetti un permesso medico per il congedo militare, nella speranza di militare nel Como. Purtroppo, gli spazi per me erano preclusi dalla presenza in rosa di altri validi atleti che ricoprivano il mio ruolo e mi opposi ad un trasferimento al Marsala, magari in prestito. Onde evitare un altro stop nella mia attività, trovai una sistemazione in una squadra di Bellinzona, la cui storia è stata emulata in Italia dal Castel di Sangro negli anni ’90. Fummo promossi in serie B svizzera l’anno successivo al mio arrivo con un goal mio a Buochs, sul lago di Lucerna, nei play-off. Terminai la mia carriera due anni dopo per via di un incidente di gioco: ricevetti in allenamento una gomitata sui denti che mi spacco i due incisivi frontali. Fu un trauma che mi portò ad evitare contati di gioco per paura che un altro colpo mi preludesse l’interlocuzione, cosa necessaria nell’ambito di quella che divenne per i successivi anni la mia mansione: ingegnere di vendita presso la Texas Instruments (foto a lato, ndr)”.

 

L’attenzione si è, poi, rivolta ad altre questioni: “Dopo il conseguimento del tesserino da giornalista, mi trasferii in Inghilterra, dove risiedo tuttora. La RAI ottenne la fruizione triennale della rubrica di televisione interattiva pensata ad hoc per la Domenica Sportiva curata da Tito Stagno e condotta dall’indimenticato Sandro Ciotti (immagine di copertina, ndr). Significò di fatto l’avvento dei social media così come li viviamo oggi. Inoltre, suggerii a Sacchi, nel 1993, sempre alla Domenica Sportiva, l’uso del social media come mezzo per velocizzare l’apprendimento del suo modulo tattico. Successivamente, ho proposto alla FIGC, in ottica qualificazioni ai campionati europei del 2000 e successive fasi finali, un esempio della analisi inserita della prima Heat Map (posizioni ricoperte durante la partita) dei giocatori della Nazionale durante l’incontro vinto 1-0 (gol di Zola) con l’Inghilterra a Wembley 1997 (foto a lato, ndr)”.

 

Ancora Menin: “Abbandonato il calcio, mi cimentai nel ciclismo, nel nuoto, nello sci, nel tennis e nella vela, conseguendo finanche la qualificazione nel triathlon ai campionati italiani di Bardolino del 1989. In Inghilterra, riscoprii il calcio e ricominciai a giocare a 45 anni, avendo sempre paura dei colpi ai denti. Su invito dei colleghi inglesi, mi arruolai ad un Corso della Football Association per il patentino di allenatore, conseguito nel 1997, e per patentino di base UEFA B, conseguito nel 2004, a valle di tre anni di militanza come allenatore esterno al Fulham FC, allora nella Premier League con Tigana. Mi dispiacque immensamente quando non riuscii a convincere mister Ranieri, allora alla guida del Chelsea, ad avvalersi della collaborazione tecnica della mia società: le foto a seguire testimoniano lo scambio epistolare tra me ed il trainer, oggi alla Samp (foto in calce al pezzo, ndr)”. Infine, l’ultima parentesi personale: “A completamento della mia preparazione culturale calcistica, all’età di 50 anni passai l’esame di arbitro, esercitando la professione fino al 2005 con direzioni e assistenze ai match del campionato Primavera della Premier League e della Premier League stessa femminile. Infine, sono (con la CSE)  il fondatore di Europa Today, registrato nel 2008: ogni altro titolo è plagiante ed abusivo in quanto viola i diritti del marchio e la relativa registrazione”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

corradobarbarisi@hotmail.it

Ingegnere elettronico di primo livello. Giornalista pubblicista dal 26 novembre 2015