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ADELE DE SANTIS: “VI RACCONTO COME BATTEMMO LA ‘CORAZZATA’ CASSANO CHE NON PERDEVA DA 5 ANNI”

Adele De Santis, professione portiere (oggi allenatore), era una delle stelle di quel gruppo “storico” che dal niente è poi diventato Campione d’Italia. Prima di arrivare a quel traguardo, però, quella squadra, quel gruppo, ha vissuto momenti meno felici ed emozioni che restano impresse nel cuore e nella mente degli sportivi.
Con questa intervista abbiamo provato a raccontare ciò che un atleta non dimentica mai e, nella fattispecie, quella fantastica vittoria casalinga contro la corazzata Cassano Magnago, squadra italiana che, in quel periodo, vinceva tutto (e di più) e quando arrivò a giocare quella partita a Salerno… “stavo cercando di quantificare da quanto tempo non perdesse in campionato. A me sembra da circa tre stagioni, ma qualcuno dice cinque”. E’ proprio lei, che dopo quella vittoria, fu convocata in nazionale e “quando arrivai al raduno le mie compagne mi dissero in coro – wow, avete battuto il Cassano!”.
Questa premessa per farvi meglio percepire l’impresa che quella squadra di Pallamano femminile aveva compiuto quel giorno, un’impresa che però è stata trasferita nel dimenticatoio perché non ha portato nessun titolo a Salerno.
Riavvolgiamo il nastro e cerchiamo di capire cosa era per Adele e compagne quella squadra, il Cassano: “Voglio dire che due anni prima, quando noi avevamo appena 16 anni, io ed altre compagne di squadra eravamo andate ad assistere ad una partita del Cassano pagando il biglietto. Erano i nostri idoli, le persone alle quali ispirarci”.
Come avete preparato quella partita?
“Noi eravamo le neo promosse. Due anni prima la nostra apparizione in serie A fu una meteora vera e propria. Racimolammo pochi punti, forse nemmeno uno, ora non ricordo. Invece, in quel campionato cominciammo alla grande. Subito tre vittorie. Eravamo un gruppo fantastico. Un gruppo vero con la voglia di arrivare. Per qualcuna di noi era un po’ un modo per dare un senso allo sport femminile al sud che, a quei tempi, era poco considerato”.
In allenamento cosa avevate provato di particolare?
“In realtà, ricorda Adele, non avevamo studiato particolarmente quella gara. Poi immaginate che l’allenatore di quella squadra era mio fratello che non aveva certamente una grossa esperienza. Sapevamo che avevano una centrale che era grossa come un armadio (Larissa Carlova ndr) e ci allenammo piazzando una scala tra i 7 e i 9 metri ed immaginammo che quella era la nostra avversaria, colei che poteva fermare la nostra forza offensiva”.
A livello mentale?
“Eravamo un gruppo fantastico con la voglia di fare bene e crescere. Mangiavamo insieme, eravamo una piccola famiglia e questo ha fatto la differenza in quella partita”.
Ma alla fine avete rischiato di prendere un gol allo scadere?
“Mancavano pochi secondi alla fine ed io ero convinta che la partita fosse terminata. Palla nostra, poi mi chiedo Sonia (Ciotar) perché tiri in porta? Sei matta? Il portiere para e lascia partire un pallonetto verso la mia porta, ma…”
infatti, dov’eri?
“Io era già scappata in avanti per festeggiare la vittoria. Per me la partita era finita (23 a 22 per la cronaca). Vedo quella palla indirizzata verso la mia porta, corro e … un silenzio improvviso. La palla era entrata”.
Il Cassano festeggiava come se avesse vinto uno scudetto, il numerosissimo pubblico salernitano, invece: “Silenzioso e credo che qualcuno in quel momento avesse pensato anche di impiccarmi alla traversa. Ho rischiato tanto, ma la gioia era incredibile e non vedovo l’ora di abbracciare tutte le mie compagne di squadra”.
All’improvviso cosa succede: “gli arbitri di sedia indicano a chiare lettere che la partita era terminata prima che la palla fosse finita in rete. Nel nostro sport al momento del suono della sirena l’azione si congela e se la palla è in movimento verso la porta è da considerarsi bloccata nel punto in cui è arrivato il suono che indica la fine della partita”.
A questo punto chiediamo un ricordo dell’episodio anche ad uno degli arbitri di quella gara, Catanzaro Massimo, che racconta: “Diciamo che il “protagonista” fui io. Ricordo benissimo l’episodio. Tiro della Ciotar, sarebbe bastato tirare fuori, parata di Marina Pellegatta, e io che ero arbitro centrale corro verso la porta del Salerno. Marina effettua il pallonetto, con la De Santis che era a metà campo chissà perché, ed all’altezza della area di porta vedo il pallone che sta entrando in porta, ma il suono della sirena precede il gol. Ricordo benissimo il gelo in campo e sugli spalti. La gioia delle giocatrici del Cassano, ed io che indicavo al tavolo che non era goal valido. Ci furono le proteste del Cassano, ma confermai la mia decisione. Ricordo anche la Giacometti che si tirò su la maglietta per non farsi riconoscere, inutilmente. Se non ricordo male il Cassano perse dopo più di 120 gare e questo fece più notizia rispetto alla vittoria di Salerno. Per quell’episodio ci fu la prima moviola della pallamano che per bravura o per fortuna mi diede ragione”.
Continua Adele De Santis: “Cassano festeggiava, noi increduli, eravamo stati ad un passo dal successo. Poi vediamo che l’arbitro non convalida il gol. Comincia l’esultanza di tutti noi. Pianti di gioia, la gente che entrava in campo a farci i complimenti. Un’emozione incredibile!”.
Quella partita ebbe anche dei risvolti mediatici incredibili per voi, giusto?
“Diciamo che in quel periodo la Rai seguiva la Pallamano e Verna conduceva una trasmissione che si intitolava “mano a mano”. In quella puntata fecero rivedere alla moviola l’episodio del tiro della Pellegatta. La moviola diede ragione agli arbitri e tolse ogni dubbio sulla nostra impresa. Poi fummo anche invitate alla Domenica Sportiva”. Insomma Salerno, grazie alla Pallamano, aveva avuto un ritorno mediatico notevole. Il Sud operaio, fatto di gente con cuore ed emozioni, aveva battuto una squadra del Nord dove l’organizzazione e, soprattutto, gli sponsor fanno da sempre la differenza nelle competizioni sportive.

Purtroppo non abbiamo foto di quella gara, ma grazie alle immagini di Telecolore, girate all’epoca, potete rivedere tutti i gol e gli ultimi secondi di quella partita, con annesse lacrime e tripudi di gioia dei tifosi e delle giocatrici:

alfonso.pierro@libero.it

“A volte un vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato” 
(Nelson Mandela).