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MARINA PELLEGATTA: “QUELLA SCONFITTA A SALERNO E’ STATA UNA LIBERAZIONE ED IL POSTO MIGLIORE DOVE INTERROMPERE LA NOSTRA SERIE”

“Quando cominciai a giocare l’allenatore mi disse tu in porta no, assolutamente no! Sei troppo bassa, troppo magra. Immagino che una pallonata ti potrebbe buttare a terra. E poi, hai il braccio basso e penso che tu non riesca nemmeno a lanciare un contropiede”.
Ecco cosa rispose la nostra protagonista: “Allora io gioco in porta!”.
Stiamo parlando di Marina Pellegatta uno dei più bravi portieri di pallamano della storia italiana che, tanto per gradire, ha vinto, con Cassano, 11 scudetti e 3 Coppa Italia ed infine, tanto per, anche la medaglia d’oro ai giochi del Mediterraneo.
“Ai giochi sono partita come terzo portiere. Ero giovane. Avevo solo 20 anni. Poi all’improvviso il tecnico Attias coadiuvato dal coordinatore Malic, una vecchia volpe della pallamano, disse di provare a farmi giocare. Dovevamo osare per portare a casa qualcosa in più di una medaglia. Volevamo la medaglia. Allora successe che Malic disse di rischiare perché, a suo avviso, ero in grado, per caratteristiche tecniche, di provare ad accelerare il gioco. Ero giovane e non pensavo a nulla. Ditemi cosa devo fare ed io lo faccio. Non ero certo una novellina. Ero giovane, si, ma con Cassano avevo già giocato in A e anche gare all’estero per cui un po’ di esperienza l’avevo già accumulata”.
Marina è stata anche la protagonista della sconfitta di Cassano a Salerno: “Quella sconfitta è stata una liberazione. Prima o poi doveva capitare. Credo che sia stato meglio che sia successo a Salerno in un campo dove il tifo e la risonanza mediatica poteva dare un effetto positivo alla nostra sconfitta in campionato dopo cinque anni”.
E’ stato il suo il tiro all’ultimo respiro che poi è stato frutto di discussioni e tanto altro ancora: “Dovevo provarci. Ormai la partita era finita. Ma lo sport è strano perché uno dei miei scudetti vinti arriva proprio da una situazione simile. A vi dirò di più: ricordate che su quell’azione Adele De Santis era fuori dalla porta ad esultare? Ebbene, a Salerno si era creato un certo sfottò che faceva più o meno così: ‘telefonata della Pellegatta ad Adele: pronto posso parlare con Adele? No, mi spiace è uscita!”.
Insomma, quei minuti concitati non si dimenticano facilmente ma, aggiunge Marina: “Eravamo a Rimini e la squadra di casa provò un tiro dalla porta allo scadere. Anche in quel caso fu annullato, ma questa volta a nostro vantaggio. Lo sport è così, ti concede e ti toglie!”.
Salerno nei tuoi ricordi è stata cosa?
“Una trasferta insidiosa ed impegnativa. Un campo caldo difficile dove casomai le altre squadre perdevano ma noi potevamo pensare di uscire indenni. Uno stadio con tanto pubblico, caloroso che ti faceva sentire protagonista. Proprio grazie al pubblico quella partita diventava anche una gara psicologica. Non potevi concedere nulla perché un’errore ti ritrovavi la formazione di casa pronta e galvanizzata a superarti. Belle emozioni!”.
Poi per via di un infortunio al ginocchio e un’operazione non ben riuscita Marina ha lasciato la pallamano “per circa 12 anni non ho più messo piede in un palazzetto, poi a Pavia mi chiamarono e per due anni ho allenato dei ragazzi di vent’anni. Ho insegnato sport. Mi sono divertita ma ho capito che ci si può divertire anche facendolo in modo diverso da come l’ho fatto io. Anche se non nascondo che non capivo il loro modo di approcciare lo sport. Non dico che non sia giusto, ma forse non si può essere sempre il portiere della nazionale in tutto quello che faccio”.
Ora, ogni tanto li segue dagli spalti: “grido, li incito, sono i miei ragazzetti, ma non è la mia pallamano”.
Infine, il suo rapporto con gli arbitri: “In campo rompevo tanto ma capivo anche quando era il momento di smetterla. Ricordo un direttore di gara di Ferrara che prima di intraprendere questa carriera aveva giocato in porta a pallamano. Cosa succedeva? Che ogni volta mi fischiavano un sette metri contro lui mi voleva suggerire dove tirava il mio avversario”.

MARINA PELLEGATTA

MARINA PELLEGATTA IN NAZIONALE

alfonso.pierro@libero.it

“A volte un vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato” 
(Nelson Mandela).